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Immagine del redattoreTommaso Bientinesi

2/6 - Giorno 3 Parte 1

(Scroll down for the English version)


Stavolta ho dormito come un sasso e mi sveglio ben riposato e ottimista. Sebbene io sia in ritardo di circa 3 ore, è pur vero che il ritmo nelle prime due giornate é stato buono; in piú ho ancora tutti i waypoint di riserva davanti a me, e dunque ho un certo margine per eliminare i Golden Point piú impegnativi e guadagnare tempo, senza dover rinunciare ai cento totali. Dalla chat del gruppo é ormai chiaro che questa edizione si sta rivelando difficile per tutti: maltempo (compresa grandine e neve per alcuni), strade malmesse e anche diverse scivolate non hanno risparmiato praticamente nessuno.


Parto e cerco di lasciare il paese dalla parte opposta da cui sono entrato, ma in questi paesini il navigatore non coglie la sottile differenza tra vicoli, scale, cancelli e proprietá private, dunque dopo una breve inversione riesco da sopra e faccio il giro da fuori.


La moto ha preso a fare uno strano rumore metallico, ma sembra comportarsi normalmente. Scopriró poi che si era solo allentata una piastra paracalore.

Le strade sono scorrevoli, ma l´umiditá e un po' di sporco non mi danno piena confidenza. Un fastidioso tarlo in testa mi dice di ricontrollare la pressione della gomma dietro; per trovare una pompa perdo una ventina di minuti, ma ne vale la pena perché la pressione é perfetta e posso ripartire a mente sgombra. La mattinata é incantevole e per oltre due ore viaggio a mezzacosta e sopra alle nuvole.


Nonostante la bellezza circostante, peró, non riesco a produrre un ritmo incisivo. Al contrario, una chiazza di sabbia traditrice a centro curva, nascosta fino all´ultimo da un cespuglio sporgente, mi coglie di sorpresa e mi costringe a una scivolata innocua, ma irritante.

Il mio ritardo dunque, invece di scendere, é salito a circa 3 ore e mezza quando affronto alcuni sterrati in quota. Ho sempre apprensione in queste situazioni, soprattutto perché non conosco la strada, e uno sterrato fa presto a diventare troppo difficile per me. Sono in una zona isolata e tornare indietro mi costringerebbe a una deviazione enorme, oltre a farmi perdere due o tre ulteriori punti passo.

La moto, ad ogni modo, se la cava, e lo sterrato si rivela fattibile. La vista che mi si apre ripaga ampiamente lo sforzo. Da questa umile stradina senza protezioni, che mai avrei conosciuto al di fuori di una Centopassi, mi sembra di dominare le vallate sottostanti, e al contempo di esserne parte.

Di fronte a questa emozione il ritmo moderato che devo tenere perde di importanza. Purtroppo peró l´idillio dura troppo poco, e la strada si infila in un bosco che, di nuovo, ricorda troppo da vicino l´Aspromonte, ma con piú fango.


La caduta avviene proprio su una strisciata di fango. Sará l´inesperienza, la strada inclinata lateralmente, sará che col fango basta un niente, ma nonostante l´andatura ridotta mi ritrovo a terra cosí, mentre sto ancora urlando il "due" dell´ "E due, vaffanculo!" che ancora oggi riecheggia nei boshi della provincia di Potenza.


Stavolta la situazione é piú difficile. Una valigia é saltata, le ruote sono piú in alto rispetto alla moto, e 3 o 4 disperati tentativi di sollevamento vanno a vuoto perché mi scivolano i piedi sul fango. Sono solo e lontano da tutto, e non c´é campo. Sono arenato.


Faccio un respiro, ritrovo la calma e raccolgo le energie.

Tolgo tutte le valigie alla moto, mi tolgo il casco e la giacca, bevo e mi sbafo mezzo torrone all´arancia, che male non fa. Poi mi attrezzo, incastro la valigia sotto la moto cosí da alzarla e avere una presa migliore. Coi piedi raspo via il fango da sotto la moto, meglio che posso.

Riprovo. La moto si alza, ma quando é quasi su devo fare un passetto e il piede mi scivola di nuovo. Poco male. Tolgo altro fango, la rialzo, e al momento del passetto prevengo la scivolata e mi abbasso in posozione migliore.

La moto é su e io ho il cuore in gola per la fatica e l´adrenalina. Altra bevuta e altro torrone, poi rimonto le valigie e riparto. Ma non é ancora finita.


La strada prosegue e diventa sempre piú fangosa e io la affronto con tutta la tensione di questo mondo. Supero pozzanghere e strisce di fango, rischio di perderla altre 3 volte, e soprattutto non so quando finirá e se prima o poi dovró tornare indietro. Mi fermo a controllare la cartina. Vedo solo che la strada "secondaria" va avanti altri 9 km, che in queste condizioni mi sembrano interminabili. Ma tornare indietro a questo punto non mi sembra piú facile, e dunque vado avanti, a costo di molte energie fisiche e nervose.

Finalmente il bosco finisce e una parte di me tira un sospiro di sollievo. Solo una parte peró, perché se é vero che fuori dal bosco, al sole, mi aspetto meno fango, é anche vero che la strada é ancora lenta e dissestata, e in fondo ha piovuto solo ieri. Due cani poco amichevoli si avvicinano e non ho la velocitá per seminarli: per fortuna peró si limitano a ringhiare a non troppa distanza, e poi se ne vanno.


Vado avanti cosí per un tempo apparentemente interminabile, tra la speranza che questa tratta finisca il prima possibile, la constatazione di dover per forza di cose guidare ad una lentezza esasperante e anche, incredibilmente, una tenace e irriducibile emozione di meraviglia di fronte a questi paesaggi, che nonostante tutto lotta e emerge di tanto in tanto.


Poi arriva l´asfalto. Esulto dentro di me. Il primo pensiero é che ce l´ho fatta, posso rilassarmi. Il secondo é che sono indietro di quasi cinque ore.

La centopassi ormai é persa.


Ma, cento o no, sono ancora integro, sono ancora in gara, sono ancora in piedi. Questa sfida l´ho vinta io. E vale la pena festeggiare. La discesa per Colliano é una serpentina panoramica su oltre 600 metri di dislivello. Me la godo tutta, e piano. Me la merito. Il cronometro, per una volta, puó aspettare.


Mi sembra di guidare da un´eternitá, eppure sono passate da poco le 9 del mattino. La giornata é ancora giovane!

La discesa mi ha ricaricato, e, persa o no, é di nuovo il momento di spingere per cercare di limitare i danni e ottenere comunque un bel risultato. Come un cavaliere sul suo destriero, mi lancio nella battaglia. Nessun contrattempo, nessun ostacolo potrá rallentare il nostro eroe, ormai lanciato verso un´epica rimonta su un suono di trombe.

Beh, piú o meno.


 

2/6 - Day 3 part 1


This time I have slept like a stone and I wake up well rested and in optimistic mood. Although I am about 3 hours late, the rythm of the first 2 days was good; moreover, I still have all the 10 reserve waypoints ahead of me, so I have a good margin because I can ditch a few difficult golden points, put in the easier reserves and gain some time.

From the group chat it is pretty clear that this edition is being difficult for everybody: bad weather, including snow and hail, ruined roads and even some falls have not spared practically anybody.


I start and try to leave town from the opposite side to where I had entered it, but in such places the GPS makes no difference between alleys, stairs, gates and private property, so I better make a U-turn, and leave from where I had come from.


The motorbike now makes a strange metallic noise every now and then, but rides normally. Later i would find out that a heat protection plate had loosened itself a bit.

The roads are wide, but humidity and some dirt do not allow me full confidence. I can not push away the thought in my head that I should check the tyre pressure again. To find an air pump I lose another 20 minutes, but it was worth it, because pressure is spot on and I can ride on fully concentrated. It is a wonderful morning and I ride above the clouds for over 2 hours.


Despite the surrounding beauty, however, I don´t manage to achieve a good rythm. A spot of sand, hidden from a branch, catches me off-guard in the middle of a curve and forces me to fall. It is a slow fall without consequences, but it´s sill irritating.

My delay, instead of decreasing, has grown to about 3 and a half hours when I approach a gravel section in the mountains. I am always tense in such situations, mostly because I don´t know the road, and it doesn´t take much to an off-road track to become too difficult for me. I am in an isolated area and if I should be forced to go back, the deviation would be huge, and I would also lose 2 or 3 waypoints.

Luckily, the motorbike finds its way and the off-road turns out easy. The view before me repays me of the effort. From this humble road without protections, which I would never have found outside of a Centopassi, I dominate the surrounding valleys, and at the same time I feel I am part of them. Sadly, the spell does not last long, and the road squeezes itself into a wood which resembles the Aspromonte way too much, and with more mud.


My second fall happens precisely over a stretch of mud. It could be the inexperience, or the inclined road, or the fact that with mud you can not really do that much: anyway my slow speed does not help, and I find myself on the ground before I finish shouting "And it´s 2 of them, fuck it! "

This time the situation is more difficult. One bag has come off, the wheels are higher than the bike and 3 or 4 desperate attempts to lift it fail, because my feet slip in the mud. I am alone, far from everything, and the phone has no signal. I am stuck.


I take a deep breath and recollect my energy. I remove all bags, take off my helmet, take a big drink and eat half torrone. Then I find a way. I put one bag under the bike, to lift it a bit and to have an easier grip. With my feet I scratch the mud away from the road, I try again, the bike is almost up, but at the last moment i have to make a step and I slip again. Almost there. I remove more mud, try again, take a better position before the step... and the bike is up. My heart is pounding for the fatigue and the adrenaline. Another drink and some more torrone, and I can restart. But it is not over yet.


The road gets more and more muddy as it goes on and I ride with all the tension of this world. I ride on puddles and stretches of mud, and risk losing it another 3 times. Most importantly, I have no idea o what will come, when it will finish and if i will have to go back at some point. I stop to check the map, but the only information is that the secondary road will go on for another 9km. At my speed, it could mean another hour, but to turn back at this point does not seem a better option, and I decide to drive on, at the cost of much mental and physical energy.

Finally the wood is over and a part of me sighs with relief. The other part, anyway, is still tense, because, although mud should be less likely in the sun outside of the woods, the road is still slow and wrecked, and yesterday it was still raining. 2 dogs approach me and they don´t look friendly at all. I can not drive fast enough to lose them: luckily they only snarl at very close distance, and at some point they leave.


I ride on like this for a seemingly endless time, between the hope that this road would end soon and the harsh reality that I have to drive painfully slow. Also, incredibly, a sense of wonder for the beautiful, pristine landscape still manages to fight its way out every now and then, despite all.


Then asphalt arrives. I scream inside of me. My first thought is that I made it. The second is that I am almost 5 hours off schedule.

The Centopassi is lost.


But, hundred or not, I am still in one piece, still in the race, still up and fighting. This challenge, I won it. And it is worth to celebrate. The descent to Colliano is a panoramic road winding over 600m of height difference. I enjoy it all, slowly. I deserved it. For once, the chronometer can wait.


It seems to me that I have been driving forever, and yet it is only a few minutes after 9. The day is still young!

The descent has recharged me somehow, and it is time to attack again. I can sill limit damage and aim at a good result.

I am full of energy again. No delay, no obstacle will be able to stop me now, on my way to an epic comback, with trumpets blowing epic music in the background.

Well, more or less...


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