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Proseguo. La tratta seguente é a fondovalle e alcuni tratti veloci e ben asfaltati mi fanno ben sperare: purtroppo, peró, arrivano frequentemente tratti dissestati che spezzano ritmo e concentrazione. Mi mantengo in media, quando invece avrei disperato bisogno di recuperare. La fatica é allietata dall´inaspettato incontro con un altro Centopassista, in viaggio in senso contrario. Si tratta del simpaticissimo Frank, in sella a KTM con bella livrea personalizzata, alle prese con problemi al ginocchio e al freno posteriore. Ci scambiamo le nostre impressioni e apprendo che anche lui ha lottato tutto il giorno con strade disastrate: la mia unica speranza é che avesse scelto un percorso diverso dal mio!
Prima di Avellino vedo che la mia traccia devia verso un Golden Point e decido di evitarlo per guadagnare qualcosa. Ma nello studiare la deviazione devo stare ben attento a evitare la grossa statale di zona, sicuramente vietata, e in piú mi imbatto nei tanti semafori dei sobborghi della cittá: alla fine guadagno 20 minuti, meno di quanto avessi sperato.
Sia come sia, arrivo alla strada che mi ero scelto come simbolo personale di questa edizione: l´intorcinata salita al santuario di Monte Vergine.
E visto che l´avevo tanto attesa, non puó mancare il video integrale, accelerato per pietá verso i lettori. Diceva Dante che il Purgatorio era una ripida montagna: di sicuro peró la mia salita di espiazione verso il santuario é stata piú piacevole in moto di quanto lo sarebbe stata in macchina. Conterá lo stesso?
Non lo so, ma qualunque accenno di purificazione avrebbe avuto vita breve comunque. Fatico da oltre 7 ore, con due cadute, fuoristrada non previsti e troppe, troppe strade dissestate. Sarebbe troppo chiedere una tranquilla discesa nel bosco dopo il santuario? Evidentemente sí. L´ennesima copia dell´Aspromonte mi si para davanti col suo carico di sassi e foglie da evitare, buche da incassare e ritardo da accumulare. Maledico la gara, gli organizzatori e tutto il mondo e vado avanti solo per la tigna di vedere se in tutta Italia sia rimasta una cavolo di strada normale. Ho fame e sinceramente non ce la faccio piú.
A fondovalle mi fermo brevemente per mangiare qualcosa. Avevo iniziato la giornata con la speranza di recuperare, invece continuo ad accumulare ritardo. Dal brutto tratto della caduta sono passate altre 3 ore, ma da allora non ho recuperato niente. Sono sempre indietro di 5 ore abbondanti, e di questo passo dovró fare tagli importanti se voglio raggiungere il traguardo in tempo. Come sempre nei momenti difficili, i pensieri turbinano ma giungono alla stessa conclusione: l´unica cosa che posso fare é guidare a oltranza fino allo scadere del tempo utile.
Proseguo ancora. Forse la situazione va migliorando? Sono ancora in zone per me inesplorate, ma, incrociando le dita, é da un po' che percorro solo strade normali. Mi sento in una sorta di Terra di Mezzo: ho giá alle spalle 8 ore pesanti, ma ancora 8 davanti a me, troppe per una carica da sprint finale; cerco di puntare a un buon risultato ma non so bene quale, dato che i cento passi a questo punto sono un miraggio; avanzo tra paesaggi indubbiamente belli, ma un po' uguali a se stessi e piú banali rispetto alla mattina; tengo un buon ritmo, ma il prossimo gruppo di punti passo é lontano e dunque non so quanto sto recuperando; la guida scorre fluida, ma dopo due o tre ore cosí, alla lunga diventa quasi tediosa. Eppure vado avanti, curva dopo curva, e quando sono le 3 mi ritrovo in Ciociaria.
Ciociaria! La Terra di Mezzo é finita, sono in un porto sicuro. La terra dei miei suoceri, la terra dove mi sono sposato, uno dei luoghi che chiamo casa, anche se Casa é piú a nord, in Valnerina. Vedo cartelli con nomi conosciuti e mi sento sicuro. E mi va ancora meglio: da qui per oggi sono tutte zone amiche: Forca d´Acero, Barrea, Villalago, ancora a nord fino quasi a l´Aquila. Tanti ricordi, ma soprattutto una fondamentale certezza: sono tutte strade veloci. E, per la prima volta, mi mancano meno di mille km al traguardo. Sono in viaggio da oltre 1600.
Sto recuperando. Oltre a quello di Avellino ho saltato oggi altri due Golden Point. Soprattutto quello di Roccamandolfi ha dato una bella botta alla tabella di marcia: il ritardo adesso é sotto alle 4 ore. Ora ne ho altri due davanti, ma un tarlo della testa mi avverte di non saltare troppi Golden Point. Forse, sotto sotto, non sono ancora pronto a mollare la possibilitá teorica di fare 100?
Ma sono in ritardo, non ho tempo per fermarmi. Devo ragionare in corsa: per fortuna dopo tanta pianificazione conosco i punti fondamentali. Faccio un conto veloce: coi tre di oggi e i due degli altri giorni sono sotto di cinque. Un´altro lo salteró sicuramente sul Gargano domani, é di gran lunga il piú dispendioso dei rimanenti, e sono a sei. Le riserve sono dieci, ma ricordo che due non sono proprio convenienti e ho dubbi sulla terza: le avevo messe come ultima ancora di salvezza, se avessi trovato strade sbarrate nella giornata finale. Dunque posso permettermi di toglierne ancora uno. Solo uno.
Davanti a me ho la scelta tra Monte Cassino e Picinisco, ed é una scelta ovvia, perché Picinisco si raggiunge facilmente, mentre l´abbazia prevede tanti tornanti. Ma é una scelta dolorosa, perché all´abbazia c´ero stato con mia moglie, perché ha un valore storico per gli eventi della guerra, e perché la vista merita davvero.
Eppure é la scelta giusta. A Picinisco recupero ancora qualcosa, e poi mi butto sulla Forca d´Acero. Adesso sí, comincia a sentirsi come un lungo sprint finale.
Forca d´Acero, Barrea, Alfedena. Daniela, la nostra amica di sempre, naturalista, ci ha anche lavorato come guida. Sono i suoi posti, anche se é di Roma. Ricordo le gite insieme, le escursioni a cercare lupi e cervi, i pernottamenti in gruppo nelle case del parco, le slittate, la fiaccolata sulla neve a capodanno. I viaggi insieme nella sua macchina, proprio passando per Forca d´Acero, con l´immancabile cassetta di Ligabue, lei alla guida, io di fianco, mia moglie, allora fresca fidanzata, dietro. I tempi dell´Universitá, che mi sembra ieri ma sono passati 20 anni, e 20 ne avevo. Ma anche i nostri figli oggi sono amici nonostante la distanza. E allora questo video é per Daniela, e per i ricordi di un tempo passato:
E il viaggio va, e va bene. Ho fiducia, posso attaccare, sto tenendo un buon ritmo. Verso Alfedena recupero la mia prima riserva, in pratica senza perdere tempo sulla tabella di marcia perché nel frattempo sto recuperando terreno. Ho ritrovato energia, voglio sfruttare il momento e mi sento una specie di macchina. Guido, prendo un passo, registro l´orario, proseguo per il successivo. Non mi fermo. E neanche i ricordi possono farlo.
Davanti a me ho Passo Godi, che porta a Scanno e Villalago, da cui viene il compagno della sorella di mia moglie, Stefano. Un´altro che la sua terra se la porta dentro anche se vive a Roma pure lui. La strada che facemmo anni fa, per andarlo a trovare in villeggiatura al paese, é proprio questa. É la zona del lupo e dell´orsa Amarena, tristemente nota a tutti, ma Stefano le cose le racconta da dentro, in prima persona: i giri in macchina di notte a cercare gli orsi, i cervi che passeggiano sulle scale del paese. La dieta decisamente abruzzese di sua madre, che doveva dimagrire ma doveva anche onorare l´ospitalitá quando l´andammo a trovare: "eh beh, un po' di lasagna, due mozzarelle, due salsicce arrosto, un po' di dolce, che avró mangiato mai?".
E allora Stefano, questo é per te.
Mi piace questa zona. Solo due giorni prima ero in riva al mare in Calabria. Poi i monti del sud, le ginestre, i calanchi, gli uliveti, i campi di grano, i trulli. Ora sono in pieno Appennino, freddo, aspro e sconfinato come solo questa zona d´Abruzzo sa essere. Cosí vicino e cosí diverso. Centopassi. Italia.
Proseguo e imbocco le Gole del Sagittario, ennesima perla di questo viaggio. C´eravamo stati, con Stefano e Barbara naturalmente ma, come spesso succede, non ti ricordi veramente l´emozione di un paesaggio fino a quando non ci ritorni di nuovo.
Proseguo fino a Anversa degli Abruzzi. Qui mi aspetterá la decisione piú importante di tutta la gara, e poi le ultime ore della sera. Ma questa é un´altra storia.
2/6 - Day 3 part 2
I go on. The next part is in a valley and a few fast and well paved stratches give me some hope, but I meet frequent unpaved or ruined parts that break my rythm. I drive at my target average speed, but actually I would desperately need to make up time.
My struggle is interrupted by a nice surprise as I meet another participant to the Centopassi, travelling in the opposite direction. It is Frank, riding a KTM with a beautiful customized livery, and struggling with his knee and with the rear brake. He tells me that he has also been fighting with difficult roads all day: my only hope is that my path will be different!
Before Avellino I see that my track is deviating towards a Golden Point and I decide to skip it to gain some time. But I need to study the deviation carefully to avoid the local main road, that is forbidden, and I also meet many crossing lights, so I only gain 20 minutes, much less than I had hoped for.
Anyway, I come to the road that I had chosen as my personal symbol of this edition: the contorted ascent to the Sanctuary of Mount Virgin.
And because I had been waiting for it, here you are the whole video (ok, accelerated for mercy hehehe ).
Dante (you know Dante, right?!?) said that Purgatory was a steep mountain. For sure, my ascent of redemption towards the sanctuary has been much more fun on a motorbike as it would have been by car: will it count anyway?
I don´t know, but any trace of purification would have lasted very shortly anyway. I have struggled for over 7 hours, with 2 falls, unplanned off-road tracks and way, way too many dismal roads. Were it too much to wish for a relaxed descent through the woods after the sanctuary? Apparently, yes. The umpteenth copy of the aspromonte is waiting for me, with its load of stones and foliage to avoid, holes to take and delay to add. I curse the race, the organizers and the whole world and I carry on only to see if a decent road is to be found in the entire nation of Italy. I am starving and, frankly, I can not take any more.
At the bottom I take a short break to eat something. I had started the day with the hope to make up time, instead I continue adding delay. 3 hours have already passed since the fall, but since then I have not made up anything. I am always over 5 hours off, and if it goes on this way I will have to skip way too many waypoints if I want to make it in time to the finish line. As always in the difficult moments, many thoughts fly in my head, but the conclusion is always the same: all I can do is keep riding till the end of the day.
I ride further. Maybe the situation is improving? I am still on unknown roads, but (fingers crossed!) I have only been riding normally paved roads in a while. I feel in a sort of "Middle-Earth": I already have 8 difficult hours behind me, but still 8 before me, too much for a final sprint; I try to aim at a good result, but don´t really know which one, because 100 waypoints seem impossible now; I ride through landscapes that are undoubtedly beautiful, but all similar to each other and not as particular as those of the morning; I keep a good rythm, but the next group of waypoints is far, so I don´t really know how much time I am making up; I ride smooth, but after a while without difficulties it almost gets boring. Anyway I go on, and by 3 pm I find myself in Ciociaria*
*Ciociaria is a territory in southern Lazio that takes its name from the "Ciocie", a particular type of shoes that is typical there.
Ciociaria! The Middle-land is over, I am in known territory now. The land of my parents in law, the land where I got married, a place I call home, although Home is further north, in Umbria. I see road signs with known names and I feel warm and safe. It is even better: from now on, today it will be all friendly places: Forca d´Acero, Barrea, Villalago, then further north up to almost l´Aquila. Many memories, but most of all a fact: it is all fast roads. Also, for the first time there are less than 1000km left to the finish line. I have ridden over 1600.
I am making up now. Other than Avellino, I have skipped 2 more Golden Points today, which have helped reduce the gap: now my delay is less than 4 hours. I have 2 more Golden Points before me that I could skip, but something in my head keeps telling me not to skip too many of them. Maybe, after all, I am not yet ready to give up the theoretical chance to make 100?
But I am late, I have no time to stop and think. I have to think while riding: luckily, after all the planning, I know my path well enough. I make a fast calculation: with 3 skipped points today and the 2 of the other days, I am 5 short. I will also skip another tomorrow for sure, towards the end, because it is by far the hardest to reach, so I have 6 to make up. I have 10 reserves, but 2 of them are not really convenient and I am not sure of another one: I had chosen them as a last resource, in case I would find blocked roads on the last day. So I really have only 7 useful reserves and I can only skip another Golden Point. only one.
I must choose between Monte Cassino and Picinisco, and it is an obvious choice, because Picinisco is quite easy to reach, whereas Monte Cassino has many tight turns. nevertheless it is a hard choice, because i had been to Monte Cassino with my wife, because it has a big historical relevance since World War 2, and because the view is truly worth it.
Yet, it is the right choice.On the way to Picinisco I make up some time again, and then I ride on to Forca d´Acero. And now, yes, it does start to feel like a long, final sprint.
Forca d´Acero, Barrea, Alfedena. Daniela, our friend since forever, naturalist, has even worked there as a guide. They are "her" places, even if she lives in Rome. I remember the trekkings together, looking for deers and wolves, the big group overnight stays in the Parc, the bob rids, the torchlight walk on the snow at New Year´s Eve. The drive together in her car, precisely through Forca d´Acero, with the never missing cassette of Ligabue, her driving, me on the front seat and my wive, then a fresh fiancee, behind. The times of University, that feel like yesterday but were 20 years ago, and 20 years old was I. But even our children are frineds now, despite the distance. So this video is for Daniela, and the memories of the past.
The ride goes on well. I can attack and am keeping a good rythm. In Alfedena I pass the first of my reserve waypoints. I am making up time, have energy again and want to keep the momentum going. I feel like a machine now. I ride, take a waypoint, sign the time, ride to the next. I don´t stop. And even my memories can not stop.
Before me I have Pass Godi, that goes to Scanno and Villalago, the hometown of Stefano, the man of my wife´s sister. He, too, brings his land in his heart, although he lives in Rome now. He often talks about it. We are in the National park here. Deers and even bears (the local, smaller species) often stroll through the village. You read it on the newspapers, but Stefano tells you in first person. And then, Stefano, this is for you.
I like it here. Only 2 days ago I was in Calabria at the sea. Then the southern mountains, the gulleys, the olive trees, the wheat fields, the trullis. Now I am right in the central mountains, as cold, harsh and big as they can be. So close and so different. Centopassi. Italy.
I ride on through the Gorges of Sagittarius, another gem of my journey. We had been here, with Stefano of course, but as it often happens, you don´t really remember the emotion of a landscape until you go back there again.
I go on till Anversa degli Abruzzi. Here, the most important decision of my race is awaiting, and then the final evening hours. But this is another story.
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